Essendo una volta Frate Egidio a Roma conventuale, siccome per consuetudine sempre fece, dappoichè entrò nell’Ordine, voleva vivere affaticandosi corporalmente, e tenne questo modo. La mattina per tempo udiva una messa con molta divozione: poi se ne andava alla selva, ch’era di lungi da Roma otto miglia, ed arrecava in collo un fascio di legne, e vendealo a pane e ad altre cose da mangiare. Una volta fra l’altre, ritornando con uno carico di legne, una donna il domandò in compra; e fatto il patto del mezzo, gliele portò a casa. La donna non ostante il patto fatto, perocchè vide ch’era religioso, gliene diede più assai che non gli avea promesso. Dice Frate Egidio: Buona donna, io non voglio che mi vinca il vizio dell’avarizia; però io non voglio più prezzo, ch’io facessi patto con esso teco: sicchè non tanto prese più, ma del patto fatto ne prese la metade, e partissi; onde quella donna concepette da lui grandissima divozione. Frate Egidio facea ogni mercennume, sempre attendendo alla santa onestà: egli ajutava a cogliere le ulive, ed pigiare il vino a’ lavoratori. Essendo un di alla piazza, uno volle fare battere noci, e pregava un altro a prezzo, che gliele battesse, colui si scusava, perocchè egli era molto da lungi, e molto malagevole salirvi suso. Dice Frate Egidio: Se tu mi vuogli dare, amico mio, parte delle nocj, io verrò teco a battere, e fatta la convegna, andò; e fattosi prima il segno della Santissima Croce, montò in sull’alto noce a battere con grande timore, e battuto ch’egli ebbe, gliene toccò tante in parte, che non le potea portare in grembo; onde si cavò l’abito, e legato le maniche e ‘l cappuccio, fece dell’abito uno sacco, rimanendo ignudo solo co’ panni di’ gamba: e pieno questo suo abito di noci, sì le puose in collo, e portolle a Roma, e tutte con grande letizia le diede a i poveri per lo amore di Dio. Quando si segava il grano, andava Frate Egidio con altri poveri a cogliere le spighe; e se alcuno gli profferiva uno manipolo di grano, rispondea: Fratello mio, io non ho granajo, dov’io lo riponga: e quelle spighe dava il più delle volte per l‘amor di Dio. Rade volte ajutava Frate Egidio altrui tutto quanto il dì, per chè seguitava di patto d’avere alcuno spazio di potere dire l’ore canoniche, e non mancare alle orazioni sue mentali. Una volta n’andò Frate Egidio alla Fonte di Santo Sisto per l’acqua per quelli Monaci, uno uomo gli chiese bere. Risponde Frate Egidio: E come porterò io il vaso scemo alli Monaci? Colui turbato disse a Frate Egidio molte parole ingiuriose e villanie: e tornò Frate Egidio alli Monaci molto rammaricato; accattò uno vaso grande, e di subito ritorna coll’acqua alla detta fontana per l’acqua, e ritruova quello uomo, e disse: Amico mio, togli e bei quanto l‘animo tuo desidera, e non ti turbare; perocchè a me parea fare villania, portare l’acqua abbeverata a quelii santi Monaci. Costui, compunto e cottretto dalla caritade e umiltà di Frate Egidio, riconnobbe la colpa sua e da quella ora innanzi l’ebbe in grande divozione.